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YEREVAN

La storia

L’anno della fondazione di Yerevan è considerato il Settecento Ottantadue avanti Cristo, quando il re Arghishti Primo diede ordine di fondare sul territorio, dove oggi sorge la capitale dell’Armenia, la fortezza di Erebuin. Per la costruzione di questa fortezza, il re Arghishti Primo fece deportare migliaia di schiavi dalle province occidentali. La fortezza di Erebuin si trovava nella zona meridionale dell’odierna Yerevan, ma purtroppo non è giunto alcun resto della costruzione ai giorni nostri. Si è potuto risalire all’origine della fortezza grazie a un’iscrizione, ritrovata dagli archeologi nel Mille Novecento Cinquanta, in cui di dice che in questo luogo il re Arghishti Primo aveva voluto costruire una fortezza chiamata Erebuin. Dopo un centinaio di anni il potere si spostò dalla fortezza di Erebuin a un’altra fortezza, chiamata Teishebaini, fondata dal re Rusoi Secondo nella zona Sud-occidentale dell’odierna Yerevan. Tuttavia, a seguito di un attacco degli Sciiti, la fortezza di Teishebaini venne gravemente danneggiata e perse il suo ruolo principale a favore della fortezza di Erebuin. Quest’ultima continuò, così, ad esercitare il suo potere fino all’epoca persiana. In questa zona sono state, infatti, ritrovate delle monete, datate intorno al Quattrocento Settantotto avanti Cristo, in cui si evidenzia come in lingua armena il toponimo era cambiato da Erebuin a Erevuin, cambiando il suo “b” in “v”.
Sulla fondazione di Yerevan circola anche una curiosa leggenda secondo la quale la città sarebbe stata fondata da Noè, il quale avrebbe esclamato “Yerevaz” in lingua armena “si vede”, dopo che l’arca si era arenata sul monte Ararat al termine del diluvio universale.
Alla fine del Diciannovesimo secolo è sorta anche l’ipotesi che sostiene che il termine Yerevan derivi dalla lingua azera. Tuttavia l’ipotesi ormai ritenuta storicamente valida è quella della fondazione della città di Yerevan da parte del re Arghishti Primo nel Settecento Ottantadue avanti Cristo. Gli abitanti considerano questa come la data della fondazione ufficiale di Yerevan. Per questo nel Duemila Diciotto Yerevan festeggerà l’importante anniversario dei Duemila Ottocento anni.
La prima apparizione di Yerevan in lingua armena compare nel Seicento Sette quando un certo Daniil di Yerevan viene citato come uno dei membri del clero armeno. A partire dal Seicento Cinquanta cominciò a materializzarsi il pericolo arabo. Infatti dapprima gli arabi tentarono di conquistare la città di Yerevan nel Seicento Cinquanta, ma senza successo. Otto anni dopo, invece, vi riuscirono. Nell’Unidicesimo secolo Yerevan venne occupata dai turchi selgiuchidi. Durante questo periodo la città di Yerevan visse un momento di grande sviluppo culturale. La particolarità del popolo armeno nel corso della sua storia è stata proprio quella di riuscire sempre a mantenere una forte identità, nonostante la varietà di popoli che la occuparono e che si alternarono al suo potere. Durante il Sedicesimo e Diciassettesimo secolo Yerevan fu teatro di una devastante guerra ottomano-safavide che portò a un brusco decremento della popolazione, non solo a causa della guerra, ma anche per via delle numerose deportazioni. In questo stesso periodo, nella zona dell’attuale Yerevan, si stabilirono molte popolazioni nomadi, tra cui i curdi e i turchi. Durante questo periodo di guerra, Yerevan passò di mano tra Ottomani e Safavide per ben quattordici volte.
Nel Mille Cinquecento Ottantadue il pasha Farchat fece costruire a Yerevan una nuova fortezza. Questa nuova fortezza di Yerevan aveva una forma quadrata e aveva tre grandi porte, presso una delle quali sorgeva un villaggio chiamato “la città vecchia”.
Nel Mille Seicento Trentacinque Yeravan passò di nuovo nelle mani dei turchi. Ma, dopo alcuni mesi e dopo un lungo assedio, fu conquistata dai persiani. I due popoli giunsero ad un accordo di pace nel Mille Seicento Trentanove: la città fu assegnata alla Persia. Nel Mille Settecento Ventiquattro, al crollo dell’impero dei Safavidi, Yerevan tornò sotto il potere turco.
Durante la prima guerra russo-persiana, la fortezza di Yerevan fu per due volte attaccata dai russi ma senza successo. Al termine delle guerre, in base a un accordo di pace, Yerevan fu ceduta all’impero russo. Yerevan divenne, così, nel Mille Ottocento Quarantanove, il centro principale della provincia dell’Armenia. Nonostante questo importante ruolo politico, però, Yerevan rimane una città confinata ai margini della provincia: i palazzi principali e la fortezza versavano in stato di degrado e rovina. Nel Mille Novecento Due venne costruita la prima linea ferroviaria che collegava Yerevan ad Alessandropoli e Tiflis. Nel Mille Novecento Dodici venne costruita la prima industria vinicola.
La prima guerra mondiale rappresentò un momento di svolta per la città di Yerevan. Nel maggio del Mille Novecento Diciotto divenne la capitale della Repubblica Armena. Due anni dopo, in dicembre, Yerevan venne invasa dalle truppe dell’Armata Rossa. Sotto il potere sovietico cominciò un’opera di ricostruzione di massa della città di Yerevan. L’opera fu iniziata nel Mille Novecento Ventiquattro dall’architetto Tamanian, che utilizzò soprattutto il tufo come materiale per la costruzione della nuova città. Tamanian alternò uno stile tradizionale al tipico stile sovietico. La città di Yerevan cambiò completamente il suo aspetto. Quasi tutti gli edifici precedenti vennero demoliti e ricostruiti. Anche l’impianto urbanistico della città venne modificato. Vennero tracciate nuove vie, venne creata una rete elettrica e fognaria.
Il nuovo centro della città di Yerevan divenne piazza Lenin (oggi chiamata piazza della Repubblica) dove venne eretta la casa del governo, il museo di storia nazionale e l’hotel Armenia.

COSA VEDERE A YEREVAN

Museo e monumento del Genocidio Armeno
Il monumento a ricordo del genocidio armeno si trova sulla collina di Zizernakeberd. La costruzione del complesso fu voluta già sotto il periodo sovietico. Il sostenitore principale di questo progetto era il direttore dell’archivio nazionale di Armenia Jacob Zarobian, il quale nel Mille Novecento Sessantaquattro, presentò un rapporto agli organi centrali del potere con la proposta di costruire “un monumento in ricordo delle vittime armene del primo conflitto mondiale”. L’idea della costruzione del memoriale fu pubblicamente proclamata nel Mille Novecento Sessantacinque, in occasione del cinquantesimo anniversario del genocidio. Come luogo fu la scelta l’omonima collina che sorge sopra la gola del fiume Rasdan. Nel marzo del Mille Novecento Sessantacinque fu indetto un concorso in cui vennero presentati settantotto progetti di cui quattro raggiunsero la finale. Fu scelto il lavoro degli architetti Artur Tarchanian e Sashur Kalashian. Secondo l’intento dei due architetti, il monumento doveva essere un omaggio “alle vittime innocenti e allo stesso tempo un insegnamento per noi che siamo sopravvissuti; doveva riguardare tutti indipendentemente dalla nazionalità e dal credo religioso; infine doveva diventare un centro per la raccolta di documenti sul genocidio armeno”.
Il memoriale venne costruito in soli due anni, anche se alcuni elementi aggiuntivi furono completati nella metà degli anni Novanta. Il complesso è costituito da una stele alta quaranta quattro metri che simboleggia la volontà di rinascere del popolo armeno. La stele è divisa in due parti da una frattura o taglio. Essa simboleggia il popolo armeno diviso: la parte più piccola simboleggia coloro che sono rimasti, mentre la parte più grande coloro che hanno subito la diaspora. Accanto la stele si trova il tronco di un cono composto da dodici lastre di pietra. Al centro, a una profondità di un metro e mezzo, arde la fiamma eterna. Alcuni sostengono che le lastre di pietra simboleggino le dodici province in cui è avvenuto il massacro. Secondo altri sarebbe un riferimento agli apostoli.
L’ultima componente del complesso è costituita dal museo del genocidio, completato nel Mille Novecento Novantacinque. Si trova quasi completamente sotto terra, su due piani, e occupa una superficie di duemila metri quadrati. Nel museo sono esposte alcune fotografie, opere di fotografi tedeschi. Non lontano dal museo si apre un viale dove le delegazioni straniere sono solite piantare un albero in ricordo delle vittime del genocidio. Nel maggio del Duemila Quattordici il museo del genocidio armeno è stato incluso nella lista dei nove musei al mondo da visitare assolutamente una volta nella vita dalla rivista Forbes.
Nell’arco di vent’anni sono state molte le personalità mondiali che hanno fatto visita al memoriale. Tra questi ricordiamo i presidenti russi Eltsin, Putin e Medvedev, i capi di stato francesi Chirac, Sarkozy e Holland, il segretario di Stato statunitense Hillary Clinton, i Papi Giovanni Paolo II nel Duemila Uno e Francesco nel Duemila Sedici, il Patriarca ortodosso Kirill, il regista Emir Kusturiza, gli attori George Clooney e Alain Delon, la cantante di origine armena Cher, Charles Aznavour e lo scrittore Paulo Coelho.

La statua della Madre Armenia
La grande “Madre Armenia” è unìimponente statua costruita per celebrare la vittoria dell’Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale. Si trova nel parco Achtanak, al centro della città di Yerevan. Il complesso è alto cinquantaquattro metri, di cui la sola statua è alta ventidue metri. Alla base poggia un piedistallo in granito con incisioni su pietra. Inizialmente su di esso era posta una statua di Stalin che è poi stata demolita nel Mille Novecento Sessantadue. La grande “Madre Armenia” è in rame cesellato e simboleggia la potenza e la grandezza della Patria. La statua raffigura una madre che impugna una spada. Ai piedi della statua è posizionato uno scudo. Alla base del monumento si trova il museo del ministero della Difesa dove sono esposti alcuni cimeli risalenti alla grande guerra patriottica: oggetti personali dei soldati, armi, fotografie, ecc.

Kaskad
Si tratta di un’imponente e scenografica struttura in pieno centro a Yerevan. La forma richiama appunto quella di una cascata, ma di fatto si tratta di un museo voluto dall’ imprenditore americano di origine armena, Gherard Kafesian. Egli fece costruire questo museo di opere d’arte come una sorta di omaggio alla sua città di origine e come simbolo dell’amore di tutti gli armeni che, a causa della diaspora, sono stati costretti a lasciare il proprio paese. Questo è un aspetto comune in tanti cittadini di origine armena che vivono, non soltanto negli Stati Uniti, ma anche in Europa: l’amore per il proprio paese è sempre rimasto intatto e il legame molto forte. Il Kaskad si arricchisce ogni anno di nuove opere d’arte donate al museo. Le statue più famose che sorgono nei pressi della cascata sono tre opere di Fernando Botero, il famoso artista colombiano che è solito riprodurre figure di donne, uomini e animali molto grossi. Queste tre bellissime statue, che si possono ammirare a Yerevan, sono una donna sdraiata nell’atto di fumare una sigaretta, un grosso gatto accovacciato e un gladiatore nudo che impugna soltanto uno scudo e una spada.

Teatro dell’opera e del balletto A. Spendiarov
E’ il teatro più grande e importante della città di Yerevan. Già nel Mille Novecento Trentadue era stata lanciata l’idea di costruire un teatro stabile. L’edificio del teatro, tuttavia, venne costruito soltanto nel Mille Novecento Quaranta, su progetto dell’architetto Tamanian, che si era occupato della riorganizzazione e ricostruzione della città di Yerevan. L’edificio può contenere fino a mille cento venti spettatori. Nel Mille Novecento Trentotto, in occasione del decennale dalla sua morte, il teatro fu intitolato a Spendiarov, un famoso compositore e direttore d’orchestra armeno. Secondo il progetto di Tamanian, il teatro doveva essere costruito esattamente al centro della città di Yerevan. Questo testimonia come la vita culturale, durante il periodo sovietico, giocava un ruolo importante. Dalla parte meridionale dell’edificio si apre una delle più belle piazze di Yerevan, piazza della Libertà. Qui sorge il monumento a Spendiarov a cui è dedicato il teatro. In questa piazza nel Duemila Dieci è stato aperto un parcheggio su tre piani che può ospitare fino a cinquecento auto. Vi sono, inoltre, numerosi bar e cafè che si animano soprattutto la sera. Non lontano si trova un piccolo bacino d’acqua, chiamato “il lago dei cigni” che richiama la forma del lago di Sevan, il più grande e importante lago armeno.

La moschea blu
E’ l’unica moschea rimasta delle otto che sorgevano a Yerevan. Fu costruita nel Mille Settecento Sessantasei. Tutto il complesso della moschea occupa una superficie di sette mila metri quadrati e comprende, oltre all’edificio principale, un cortile interno di settantuno per quarantasette metri, una grande cupola e un minareto. Questi ultimi sono ricoperti in ceramiche e maioliche. Il minareto si trova nella parte sud-orientale della moschea ed è alto ventiquattro metri. E’ l’unico sopravvissuto dei quattro che ornavano la moschea blu di Yerevan. Gli altri tre minareti sono stati demoliti nel Mille Novecento Quarantacinque. La moschea blu include anche una biblioteca. La moschea blu durante il periodo sovietico fu trasformata dapprima, nel Mille Novecento Trentuno in museo della storia di Yerevan e, successivamente in planetario. Oggi la moschea blu è uno dei centri culturali più importanti della comunità iraniana in Armenia. La sua ricostruzione, compiuta dal Mille Novecento Novantasei al Mille Novecento Novantanove fu finanziata dall’Iran.


Piazza della Repubblica

E’ la piazza più grande e più importante della città di Yerevan. Durante il periodo sovietico era chiamata piazza Lenin. La realizzazione della piazza era inclusa nel grande progetto di ristrutturazione dell’architetto Tamanian. Rispetto al progetto iniziale, presentato nel Mille Novecento Ventiquattro, il progetto della piazza della Repubblica di Yerevan venne modificato fino al Mille Novecento Cinquantotto. Inizialmente la piazza doveva avere una forma ovale, ma in seguito, per via delle caratteristiche del territorio adiacente, la forma della piazza divenne un’unione di un ovale e un trapezio.
Sulla piazza si affacciano cinque edifici: il museo di storia armena, il palazzo del governo, la sede centrale delle poste, l’hotel Marriott Armenia e il ministero degli affari esteri e dell’energia.
Tutti gli edifici che si affacciano sulla piazza della Repubblica sono in tufo bianco e rosa, mentre la parte inferiore è in basalto. Per via dell’utilizzo molto frequente del tufo rosa Yerevan è anche denominata “la città rosa”. Non lontano dall’edificio del museo di storia armena ci sono delle divertenti fontane che la sera cambiano colore. Accanto alla piazza si apre un viale costeggiato da duemila settecento cinquanta fontanelle che simboleggiano i duemila settecento cinquant’anni di Erevan, celebrati nel Mille Novecento Sessantotto.

Il mercato centrale
Il mercato centrale si trova in quella che oggi è chiamata via Meshropa Mshtoza, e che durante il periodo sovietico si chiamava dapprima via Lenin e poi via Stalin. Il mercato, costruito nel Mille Novecento Cinquantadue, si trova non lontano dalla moschea blu. Fu progettato dall’architetto Grigori Agababian e fu aperto per la prima volta il ventinove aprile Mille Novecento Cinquantadue. La sua struttura è molto interessante. L’edificio è rettangolare con un’unica arcata che sovrasta tutta l’area. Ha uno stile medievale tradizionale che richiama l’idea del classico bazar orientale. L’elemento caratteristico dell’esterno è un grande arco in metallo con vetrate che raffigurano animali. L’interno è costituito da un’area di settanta metri di lunghezza e trentadue di larghezza.

La distilleria Ararat
Uno dei prodotti tipici per cui è famosa l’Armenia nel mondo è il cognac. Il più famoso è denominato “Ararat”, a sottolineare il profondo legame che unisce gli armeni alla montagna biblica che è stata a lungo in territorio armeno e oggi appartiene, invece, alla Turchia. E’ possibile visitare la distilleria dove una guida vi introdurrà ai segreti per la produzione del cognac e al termine della visita potrete anche degustare un paio di varietà di cognac di Yerevan.

Cattedrale di San Gregorio l’Illuminatore
La cattedrale di San Gregorio l’Illuminatore di Yerevan fu costruita nel Mille Novecento Novantasette per celebrare i mille settecento anni dall’adozione della fede cattolica. Fu proprio Gregorio che, dopo aver guarito il re Tiridate Terzo e averlo convinto della fede cristiana, contribuì a diffondere il cristianesimo in tutto il Paese. L’Armenia è stata, infatti, la prima nazione a riconoscere il cristianesimo come religione di stato, diversi decenni prima dell’impero romano. La consacrazione della cattedrale di San Gregorio l’Illuminatore avvenne il ventitré settembre del Duemila Uno alla presenza di Papa Giovanni Paolo Secondo, il quale portò in dono alla chiesa armena la reliquia di San Gregorio Armeno che fino ad allora era stata custodita nella chiesa napoletana dedicata al santo. La cattedrale è costituita, in realtà, da tre chiese. Oltre alla chiesa che le dà il nome, si possono visitare anche la chiesa di San Tiridate Terzo e quella della regina Ashken. I reali appoggiarono e aiutarono Gregorio nella diffusione del credo cristiano in Armenia. La cattedrale di San Gregorio l’Illuminatore può ospitare fino a mille settecento fedeli (seduti) e ha una superficie di tremila ottocento ventidue metri quadrati. L’altezza massima è di cinquantaquattro metri. L’architetto che progettò la cattedrale di San Gregorio l’Illuminatore è stato Stepan Kiurchcian

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