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L'Anello d'Oro di Russia: città, curiosità e tour
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La religione ortodossa

Tour dell'Anello D'Oro

SERGHIEV POSAD

Il tour nell'Anello d'Oro inizia con la visita al Monastero di San Sergio a Sergej Posad, meglio conosciuto come “Vaticano Russo”, distante 60 km da Mosca.
Proprio in questa località, attraverso l'incessante pellegrinaggio dei fedeli alla tomba del santo, potrete toccare con mano lo spirito religioso che anima il popolo russo.
Lasciatevi sorprendere dal maestoso campanile e dai numerosi edifici ricchi di colore che lo circondano, passeggiando nel più importante centro spirituale della Chiesa Ortodossa Russa!
Ammirerete la meravigliosa Cattedrale dell'Assunzione con le sue cupole stellate e la quattrocentesca Cattedrale della Trinità, dove ancora oggi sono conservati i più grandi capolavori dell'iconografista russo Rublev (15esimo secolo).

 

 

Il monastero è situato nella città di Sergiev Posad, appartenente all'Oblast' di Mosca. Fa parte dell’UNESCO. E’ chiamato anche “Vaticano Russo”.

Il monastero fu fondato nel 1345 da uno dei più venerati santi russi, Sergio di Radonež, che, insieme al fratello Stefano Radonež, costruì una chiesa di legno in onore della Santa Trinità all'interno dei boschi presso la collina Makovets, a pochi chilometri dalla città di Radonež. Il santo iniziò da allora una vita eremitica di ascesi vivendo in solitudine per più di un anno. Attirati da questo esempio altri monaci si unirono successivamente a lui finché nel 1354 venne eletto egumeno del monastero. A quei tempi il cenobio era costituito da un insieme di celle in legno disposte in prossimità della chiesa.

Nel 1355 Sergio introdusse una regola monastica inviatagli, secondo la Vita del santo, dall'allora patriarca di Costantinopoli Filoteo, che disponeva la costruzione di edifici ausiliari, come refettori, cucine e forni per il pane. Questa regola fu un modello per i discepoli di Sergio che pochi anni dopo, partendo dal Lavra, iniziarono la predicazione in ogni angolo della Russia centrale e settentrionale, fondando oltre 400 monasteri, tra i quali i più famosi sono quelli di Solovetskij, Kirilov, e Simonov.

San Sergio supportò Dimitri Donskoj nella sua guerra contro i tartari inviando lui due monaci, Peresvet e Osljabja, per partecipare alla battaglia di Kulikovo (1380). Poco prima dell'inizio dei combattimenti Peresvet morì in un duello contro un campione tartaro. Anche a causa dell'appoggio al sovrano russo, il monastero fu devastato e dato alle fiamme durante un raid di un'unità di cavalleria tartara nel 1408.

San Sergio fu dichiarato santo patrono di Mosca nel 1422. Il medesimo anno, iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova cattedrale in pietra costruita da un gruppo di monaci serbi che avevano trovato rifugio nel monastero dopo la battaglia di Kosovo Polje. Le reliquie di San Sergio furono ivi disposte al termine della costruzione di questa, anch'essa dedicata alla Santa Trinità. I più grandi decoratori di icone viventi in Russia, Andrej Rublëv e Daniil Čërnyj, furono chiamati a decorarla con affreschi.
Nel 1559 Ivan il Terribile commissionò la cattedrale dell'Assunzione che fu portata a termine ventisei anni dopo. La cattedrale, simile alla sua omonima posta nel Cremlino, che sembra essere stata presa come modello, ma molto più larga di quest'ultima, contiene innumerevoli icone, dipinte da diverse mani tra il XVI e il XVIII secolo raffiguranti l'ultima cena. L'interno fu decorato da un gruppo di pittori della vicina Jaroslavl' nel 1684 con affreschi dalle forti tinte blu e violetto. La cripta contiene la tomba di Boris Godunov, della sua famiglia e di alcuni patriarchi ortodossi del XX secolo.
All'evoluzione del monastero in questo secolo corrispose una rapida crescita degli insediamenti posti intorno ad esso che, gradatamente, aumentarono fino a dar luogo alla moderna città di Sergiev Posad. Lo stesso monastero si evolse in un rinomato centro frequentato da i maggiori storici e pittori di icone della Russia.

Verso la fine del XVI secolo il monastero venne fortificato: la palizzata di legno che circondava il chiostro venne sostituita con una di pietra lunga 1,5 km e furono costruite dodici torri di difesa, sempre in pietra. Tali accorgimenti furono indispensabili per il Lavra nel sostenere i sedici mesi di assedio polacco (1608-1610). Nel 1618 un altro assedio, portato da Ladislao IV di Polonia, fu nuovamente sostenuto dal monastero il quale, pur non capitolando a fronte dei ripetuti attacchi, fu comunque danneggiato come dimostra l'ammaccatura al portale della cattedrale mai riparato per preservare il ricordo degli scontri. Un altro avvenimento storico di questo secolo degno di nota fu il rifugiarsi all'interno delle mura del monastero del futuro zar Pietro I, che per ben due anni riuscì in tal modo a sfuggire i propri nemici.

Nel 1744 l'imperatrice Elisabetta conferì al monastero il titolo di Lavra, attribuendo la carica di archimandrita al Metropolita di Mosca. Elisabetta favorì in più modi il monastero e manifestò la propria venerazione verso di questo compiendo ogni anno un pellegrinaggio a piedi fino al Lavra. Un altro segno di affetto di Elisabetta per il monastero fu la costruzione, ordinata dalla sovrana, di una torre campanaria barocca che, con i suoi 88 metri, fu la più alta struttura costruita in Russia fino a quel tempo. Per tutto il XIX secolo il Lavra mantenne il suo status di monastero tra i più importanti di Russia. Nel 1814 una accademia ecclesiastica sostituì il seminario costruito nel 1742. Il Lavra conteneva inoltre una delle più supreme collezioni di manoscritti medioevali presenti al mondo, in grado di attirare migliaia di visitatori.

Dopo la rivoluzione russa del 1917, il governo sovietico chiuse il monastero nel 1920, affidando la costruzione a differenti istituti cittadini o trasformandoli in museo. Nel 1930 le campane del monastero, inclusa la campana degli zar, dal peso di oltre 65 tonnellate furono fuse, i manoscritti dispersi in differenti collezioni.

Dopo che, nel corso della seconda guerra mondiale, il governo aveva attenuato il contrasto all'attività della Chiesa ortodossa russa, il Lavra tornò proprietà di quest'ultima nel 1945. Il 16 aprile 1946 fu celebrato il primo servizio divino dopo la chiusura sovietica, nella chiesa dell'Assunzione. Il monastero fu inoltre la sede del patriarca di Mosca fino al 1983, quando quest'ultimo fu autorizzato a trasferirsi al monastero Danilov di Mosca. Importanti lavori di restauro furono posti in essere tra gli anni sessanta e i settanta del XX secolo. Nel 1993 è stato dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità.

 

CATTEDRALE DELLA TRINITA’
La cattedrale bianca è decorata con frontoni kokošiniki su un triplice fregio ed è il più antico edificio in pietra del monastero. Fu eretta sulla tomba di San Sergio nel 1422, anno della sua canonizzazione. Le spoglie del santo sono racchiuse in una teca all'interno della cattedrale e sono ancora meta di pellegrinaggio.

Il decoro originale all'interno appartiene ai maestri Andrej Rublëv e Daniil Čërnyj. Molti dei loro affreschi sono coperti da altri dipinti. Rimane l'iconostasi, ma l'icona La Trinità (1420) di Rublëv è una copia. L'originale è alla Galleria Tret'jakov, a Mosca. Sempre nell'iconostasi ci sono due icone di Simon Ušakov: La santa Effigie (1674) e Cristo su trono (1684).

Icona della Trinità di Rublev

L’icona della SS.Trinità è il capolavoro dell’iconografo Andrej Rublëv (1360-!430), il quale visse santamente come monaco e figlio spirituale di San Sergio Radonez.
L’icona della SS.Trinità è stata definita “l’icona delle icone” nel 1551 dal Concilio dei Cento Capitoli. E’ un capolavoro di rara profondità teologica, di bellezza incomparabile e di finissima ricchezza di simboli.

Rublëv l’ha scritta nel 1422 per la canonizzazione di Sergio di Radonez, fondatore del monastero dedicato alla SS. Trinità, dove Rublëv viveva. Egli cercò di trasmettere in chi a lui si rivolgeva l’idea di diversità e di unità che il mistero promanava. Sergio di Radonezh ha riunito così tutta la Russia della sua epoca attorno alla sua chiesa, attorno al nome di Dio, affinché gli uomini mediante la contemplazione della Santa Trinità vincano l’odiosa divisione del mondo e imparino a vivere sulla -terra.
Rublëv seppe rappresentare la sintesi del più grande mistero della nostra fede, rivelandoci l’unità e al tempo stesso la distinzione delle persone divine. In questa icona il cerchio (eternità, perfezione) si impone come motivo dominante di tutta la composizione. Nel cerchio stanno perfettamente le tre figure angeliche che stanno ad indicare l’amore perfetto, senza inizio e senza fine.
Il triangolo, la cui base è il lato superiore del tavolo e il cui vertice posa nel capo dell’angelo centrale, è la figura semplice che mi dice tre in uno, uno in tre.
Cerchio e triangolo non si vedono; proprio come Dio, che è presente eppure non lo vediamo.
Le forme quadrangolari sono invece ben definite, (pedane, tavolo, sgabelli), visibili come il creato e la terra che esse rappresentano.
A questo ritmo di composizione si uniscono colori di un’armonia incomparabile. Essi sono usati eloquentemente per esprimere dei simboli:
- il rosa-oro richiama il manto imperiale,
- il verde indica la vita,
- il rosso l’amore sacrificato.
- Speciale significato ha il blu che indica la divinità e le verità eterne. E’ distribuito a tutti e tre gli angeli: l’angelo di sinistra nel quale riconosciamo il Padre, porta la tunica di colore blu, ma essa è quasi totalmente coperta dal manto regale (invisibilità-ineffabilità). Dio nessuno l’ha mai visto, per questo l’angelo centrale, nel quale riconosciamo Dio Figlio, porta il manto blu: “il Figlio l’ha rivelato”, solo nel Figlio si fa visibile. Il Figlio è uomo (tunica rosso sangue); ha ricevuto ogni potere dal Padre (stola dorata, sacerdozio regale di Cristo).
Anche l’angelo di destra, nel quale riconosciamo Dio Spirito Santo, mostra la tunica blu in abbondanza, perché il ruolo è di “far comprendere e ricordare la Parola”
Il manto verde indica che lo Spirito Santo è Dio che “dà la vita” e “rinnova la faccia della terra”.
Il Padre siede con solennità sul suo trono. Il suo sguardo, il gesto della sua mano destra sembrano esprimere un comando breve e chiaro con semplicità, ma con autorità: tutto procede da Lui. Egli chiama il Figlio indicandogli con mano benedicente la coppa al centro (contenente l’agnello del sacrificio). Il Figlio comprende la Volontà del Padre –farsi cibo e bevanda degli uomini- e l’accetta (china il capo e benedice la coppa) “mio cibo è fare la Volontà del Padre” – chiedendo l’assistenza dello Spirito Consolatore. Questi accoglie (mano posata delicatamente sul tavolo) la Volontà del Padre per il Figlio, e con il suo piegarsi riporta la nostra attenzione al Figlio e al Padre: vuole metterci obbedienti davanti a Gesù (“nessuno può dire “Gesù è Signore” se non per opera dello Spirito Santo”) e abbandonati e fiduciosi davanti al Padre.
C’è posto anche per me, in questo circolo d’amore delle Tre Persone: davanti c’è lo spazio per me, perché io possa partecipare al colloquio intimo e segreto, gioioso e impegnativo: è lo spazio dei martiri (finestrella dell’altare), di chi offre la vita. Il mio posto ha la forma di calice (lo spazio libero tra le pedane).
Fuori dal cerchio vediamo: la montagna (luogo del silenzio e delle manifestazioni di Dio), l’albero (quercia di Mamre, l’albero della Croce, nuovo albero della vita), la casa (il Padre accoglie ed ama tramite la Chiesa, che per essere edificata richiede il lavoro dell’uomo, la collaborazione e l’armonia di più uomini).
I bordi accennano ad un ottagono: la creazione si riposa nella calma e pienezza dell’ottavo giorno, giorno del Signore.

 

CATTEDRALE DELL’ASSUNZIONE
Questa cattedrale, dalla cupola centrale dorata, circondata da altre quattro blu con stelle brillanti, è situata nel cuore del monastero.

Ivan il Terribile la commissionò nel 1559 per celebrare la vittoria sui Mongoli a Kazan'. Fu completata 26 anni più tardi su un progetto ispirato alla Cattedrale della Dormizione situata nel Cremlino di Mosca.

I pittori dell'acclamata scuola di artisti di Jaroslavl', guidati da Dmitrij Grogorev impiegarono 100 giorni a decorare il sontuoso interno nel 1684. I loro nomi sono incisi in un affresco del Giudizio universale sulla parete a ovest.

 

REFETTORIO DI SAN SERGIO
I lavori di costruzione del refettorio dei monaci iniziò nel 1686, e fu terminato nel 1692, grazie al denaro donato da Pietro il Grande e il fratellastro, Ivan V, in segno di gratitudine per il rifugio dato durante la rivolta degli Streltzi.

Le mura esterne sono divise in una serie di pannelli, recanti in cima delle conchiglie smerlate e intagliate. I pannelli sono separati da colonne decorate con foglie di vite e ciascuno di essi è dipinto in modo da simulare una sfaccettatura tridimensionale simile a quella del Palazzo dei diamanti del Cremlino di Mosca.

La facciata principale del refettorio ha un terrazzo coperto da ricchi decori. Alla sua estremità a est c'è la chiesa di San Sergio, la cui iconostasi arrivò dalla chiesa di San Nicola situata a Mosca nel 1688.

Il delicato lavoro a traforo dell'iconostasi sembra metallo, ma in realtà è legno.

 

CAMPANILE
Si innalza sul lato nord della piazzetta delle cattedrali. La sua costruzione durò dal 1741 al 1768. È alto 88 metri, vale a dire 11 metri in più del campanile del monastero di Novodevičij e 6 in più del campanile di Ivan il Grande, nel Cremlino di Mosca. L'originale aspetto architettonico, grazie al quale il campanile viene annoverato tra i più belli di tutta la Russia, è opera dell'architetto Uchtomskij. I suoi cinque piani di particolare forma ed eleganza, la ricercatezza delle finiture e degli ornamenti ne fanno uno dei maggiori monumenti dell'architettura russa del XVIII secolo. Sul campanile era appesa una silloge unica di campane che fu seriamente danneggiata nel 1930. In quell'anno ne furono distrutte ben 25, tra di esse anche la più grande di tutta la nazione il cui peso raggiungeva le 64 tonnellate. Il peso della nuova campana, la campana zar (in russo Car Kolokol', Цар Колоколь), che fu fusa nel 2003 raggiunge le 72 tonnellate



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