|    FIODOR 
              MIKHAILOVICH DOSTOEVSKIJ 
 
 Dostoevski è romanziere moderno, contemporaneo e la sua 
              opera esercita un fascino permanente.Psicologo delle profondità del mistero umano, egli scava 
              dentro il nostro male d'anima, racconta la nostra difficoltà 
              di essere liberi e di dover sempre scegliere: la libertà 
              è un peso tremendo da portare. Nonostante tutto non è 
              mai pessimista e conserva la sua fede nell'uomo la cui esistenza 
              è una continua lotta, un alternarsi di cadute e resurrezioni, 
              tanto che a volte sembra precipitare nell'abisso senza possibilità 
              di risalire. Ma anche allora - come Aljocha Karamazov - il cuore 
              intravede "una strada di cristallo". E in fondo c'è 
              il sole.
   VITA
 
  Fedor 
              Michajlovic Dostoevskij nacque a Mosca il 30 ottobre 1821, secondo 
              di sette figli, da Michajl Andreevic, medico di origine lituana 
              che ha ottenuto un posto e un alloggio presso l'ospedale dei poverini, 
              uno dei quartieri più squallidi della città, e Marija 
              Fedorovna Necaeva, proveniente da una famiglia di commercianti. L'atmosfera 
              in casa Dostoevskij è opprimente e i bambini hanno un'infanzia 
              infelice, nonostante il carattere semplice e allegro della madre 
              che ama la musica e legge Puskin e Zukovskij. È la madre che insegna a leggere al piccolo Fedor: la Bibbia 
              ma soprattutto il libro di Giobbe sono le sue letture preferite.
 Nel 1831 il padre decide di trasferirsi con la famiglia nel villaggio 
              di Darovoe, in provincia di Tula, dove ha comprato un terreno di 
              circa un centinaio di anime. Nel 1834 Fedor lascia la casa per seguire 
              il fratello maggiore e completare gli studi. Nel 1837 muore la madre 
              affetta da una tisi ingravescente e indebolita dalle numerose gravidanze: 
              la famiglia si disgrega completamente.
 Fedor, su insistenza del padre fa domanda d'ammissione alla Scuola 
              Superiore di Ingegneria di Pietroburgo, dove dal 1838 al 1843 studia, 
              lottando in segreto per difendere la propria vocazione letteraria; 
              legge avidamente, non prova alcuna inclinazione per l'ingegneria 
              militare (ma è attirato dall'architettura e gli rimarrà 
              per sempre il gusto per gli edifici, gli interni, la loro fisionomia, 
              il loro carattere).
 Nel 1839 muore misteriosamente il padre, forse ucciso dai suoi contadini 
              che era solito maltrattare sotto i fumi dell'alcool. Si dice che 
              dopo aver ricevuto la notizia, Fedor ebbe il suo primo attacco di 
              epilessia, malattia che si presenterà più volte nel 
              corso della sua vita.
 Il 12 agosto 1843 Fedor termina gli studi ed ottiene il diploma, 
              il grado di ufficiale e un modesto impiego come cartografo in un 
              distaccamento di Pietroburgo. Comincia in questo periodo la sua 
              passione per il gioco: pur nelle situazioni più disperate 
              è capace di giocare e perdere migliaia di rubli, dannandosi 
              l'esistenza per far fronte ai debiti, alle cambiali e agli usurai.
 Nel 1844, destinato a una missione in una lontana fortezza, preferisce 
              ritirarsi dal servizio presso il comando d'Ingegneria militare. 
              A 23 anni è così scrittore a tempo pieno.
 Nel gennaio 1846 esce il suo primo racconto Povera gente: il manoscritto, 
              prima di essere stampato, era stato letto dal critico Belinskij, 
              il quale, colpito dalle doti del giovane scrittore non esitò 
              a paragonarlo ad un nuovo Gogol. Il consenso di Belinskij gli apre 
              le porte dei circoli culturali più esclusivi della capitale. 
              L'anno successivo esce Il sosia il cui risvolto psicologico non 
              piace altrettanto e i sostenitori del primo racconto, fra cui lo 
              stesso Belinskij, raffreddano l'entusiasmo.
 Fedor, però, trova nel giovane Valerjan Majkov, critico tra 
              i più apprezzati, uno strenuo difensore. Fedor conosce anche 
              Michail Petrasevskij, convinto sostenitore del socialismo utopistico 
              di Fourier, che lo invita a frequentare il suo salotto dove si discutono 
              nuove questioni sociali ed economiche. Dostoevskij frequenterà 
              le riunioni assiduamente, attratto dall'idea di una società 
              pacifica e dominata dall'amore; egli non è, né mai 
              sarà, un rivoluzionario, ma sogna provvedimenti che possano 
              abolire la servitù della gleba, la censura, la disuguaglianza, 
              l'oppressione, la povertà.
 Lo stesso anno esce il racconto La padrona.
 
  Nel 
              1848 escono sulla rivista "Otecestvennye zapiski" (Quaderni 
              patriottici) i racconti Un cuore debole, Polzunkov, Le notti bianche, 
              L'eterno marito. Il 25 aprile 1849, alle cinque del mattino, Dostoevskij viene arrestato 
              e imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo con l'accusa di 
              far parte di una società segreta sovversiva guidata da Petrasevskij.
 Il 16 novembre è condannato alla pena di morte mediante fucilazione, 
              esecuzione che all'ultimo momento, come era uso a quei tempi per 
              esaltare la grandezza dello zar, viene commutata in condanna ai 
              lavori forzati in Siberia.
 Nella fortezza di Omsk Dostoevskij passa quattro anni a contatto 
              con detenuti di ogni genere, provenienza, estrazione, ognuno con 
              una storia diversa; tutto materiale che verrà utilizzato 
              per Memorie da una casa di morti.
 Nel 1854, terminata la pena, viene mandato a Semipalatinsk, non 
              lontano dal confine cinese, come soldato semplice. Là si 
              innamora della moglie di un doganiere del luogo e dopo la morte 
              di questo prende la donna, Marija Dmitrevna, come sposa. Nel novembre 
              1854 giunge a Semipalatinsk A.E.Vrangel', il nuovo procuratore, 
              con il quale Dostoevskij stringe una salda e sincera amicizia. Alla 
              morte dello zar Nicola I, nel 1855, sarà lo stesso Vrangel' 
              ad adoperarsi per permettere a Dostoevskij di tornare a Pietroburgo.
 Nel 1859 viene congedato per motivi di salute, si trasferisce a 
              Tver, quindi a Pietroburgo, sempre, però, sotto la sorveglianza 
              della polizia segreta.
 Nel 1860 inizia sulla rivista "Russkij mir" (Il mondo 
              russo) la pubblicazione delle Memorie da una casa di morti.
 Nel gennaio 1861 esce il primo numero della rivista "Vremja" 
              (Il tempo), pubblicata dal fratello Michail e di cui Fedor diventa 
              il principale collaboratore. È un mensile di grosso formato 
              dove si tratta oltre che di letteratura, anche di questioni filosofiche, 
              economiche, finanziarie. Su di essa viene pubblicato a puntate Umiliati 
              e offesi.
 In questo periodo entra in contatto con due personaggi che, oltre 
              a diventare collaboratori del giornale, saranno per Fedor fraterni 
              amici: Apollon Grigorev e Nikolaj Strachov.
 Nel 1862 viaggia molto all'estero. Conosce Apollinarija Suslova, 
              con la quale intreccerà un legame che durerà parecchi 
              anni.
 Nel 1863 pubblica Note invernali su impressioni estive. Il 24 maggio, 
              per un articolo troppo astratto e poco prudente di Strachov sulla 
              questione polacca, la sua rivista viene chiusa dalla censura. Raggiunge 
              la Suslova a Parigi, con la quale parte per l'Italia. Il rapporto 
              fra i due è turbolento, tra violente scene di gelosia e tragiche 
              perdite al gioco nei casinò di mezza Europa.
 Nel 1863 i fratelli Dostoevskij redigono una nuova rivista, "Epocha" 
              (Epoca), in cui appare la parte iniziale dei Ricordi del sottosuolo. 
              A distanza di tre mesi l'una dall'altro muoiono la moglie, da tempo 
              malata, ed il fratello Michail, per una fulminea malattia, che lo 
              lascia in gravi difficoltà finanziarie per l'edizione della 
              rivista. Dopo poche settimane, per un colpo apoplettico muore anche 
              Apollon Grigorev, l'amico definito da Fedor come "l'uomo più 
              autenticamente russo".
 L'ultimo numero di "Epocha" sarà quello del 22 
              marzo 1865, in cui appare il racconto umoristico Il coccodrillo. 
              Inizia a scrivere Delitto e castigo, ma brucia il manoscritto.
 Nel 1865 firma con l'editore F.Stellovskij un contratto, per il 
              quale dovrà consegnargli entro il primo novembre dell'anno 
              successivo un nuovo romanzo, pena la pubblicazione fuori diritti 
              da parte di Stellovskij di tutte le sue opere. Comincia a scrivere 
              Delitto e castigo, e per velocizzarne la stesura assume una stenografa, 
              Anna Grigorevna Snitkina, che sposerà nel 1867.
  Nel 1866 esce a puntate sul "Russkij vestnik" (Il messaggero 
              russo), Delitto e castigo. Lo stesso anno termina Il giocatore.
 Dal 1867 al 1872 fa un secondo viaggio, caratterizzato dalle difficoltà 
              finanziarie e dalle perdite al gioco.
 Nel gennaio 1868 inizia sul "Russkij vestnik" la pubblicazione 
              a puntate de L'idiota. Gli nasce una figlia, Sonja, che muore due 
              mesi dopo. Nel 1869 nasce la figlia Ljubov.
 Nel 1871 inizia la pubblicazione a puntate de I demoni. Nasce il 
              figlio Fedor.
 Nel 1872 diventa capo-redattore di una rivista conservatrice "Grazdanin" 
              (Il cittadino), presso cui cura una rubrica intitolata Diario di 
              uno scrittore. La collaborazione, però, dura poco.
 Nel 1875 esce L'adolescente e gli nasce il figlio Aleksej.
 Nel 1878 muore il figlio Aleksej, per un gravissimo attacco di epilessia. 
              Nei mesi disperati che seguono incontra spesso il filosofo Vladimir 
              Solovev e con lui si reca al monastero di Optina, centro di spiritualità 
              russa, dove incontra lo starec Amvrosij, prototipo dello starec 
              Zosima de I fratelli Karamazov; all'amico filosofo confiderà 
              il tema del suo ultimo libro: "La Chiesa come autentico ideale 
              sociale".
 L'anno successivo il "Russkij vestnik" inizia la pubblicazione 
              a puntate del romanzo I fratelli Karamazov, che vedrà la 
              luce in volume alla fine del 1879.
 L'8 giugno 1880, in occasione dell'inaugurazione del monumento a 
              Puskin, pronuncia un famoso discorso sul grande poeta discorso che 
              suscita grandi entusiasmi: Solo i russi sono dotati, come 
              Puskin, di simpatia universale, solo essi sono in grado di penetrare 
              nell'anima degli uomini di tutti i paesi e di elevarsi alla concezione 
              dell'unione universale di tutti i popoli. Puskin illuminò 
              la strada della storia russa come una chiara luce-guida e profetizzò 
              il suo sviluppo ulteriore mostrando a tutti il cammino salutare 
              di un legame con il popolo.
 Il 28 gennaio 1881 muore a Pietroburgo, per il peggioramento dell'enfisema 
              polmonare da cui è affetto. Viene sepolto nel cimitero del 
            convento Aleksandr Nevskij, accompagnato da una folla immensa.
     OPERE
 
  Dostoevski 
              esordì in letteratura con il romanzo breve Povera gente (1846), 
              che ottenne l'appoggio del potente critico Belinskij e di Nekrasov. 
              Il romanzo mostra già l'attenzione pietosa di Dostoevski 
              per la sofferenza dell'uomo degradato socialmente e incompreso nella 
              sua bontà. Steso in forma epistolare, ha due soli protagonisti: 
              l'anziano impiegato Makar Devuskin e la sua lontana parente, la 
              giovane Varen'ka. Essi abitano l'uno di fronte all'altro, ma non 
              osano incontrarsi per paura dei pettegolezzi, e per questo si scrivono. 
              Poveri e infelici, si raccontano i loro problemi quotidiani. Varen'ka 
              con la sua triste infanzia, il suo amore per lo studente Prokrovskij 
              morto di tisi. Gli manda libri. Da varie allusioni si comprende 
              che Varen'ka nel passato è stata sedotta da un certo Bykov. 
              Devuskin pieno di debiti si mette a bere, riprende coraggio quando 
              uno dei suoi capi gli regala una somma sufficiente per trarlo d'impaccio. 
              Ma intanto Varen'ka ha accettato di sposare Bykov, sperando così 
              di poter aiutare il vecchio amico. Le sue ultime lettere sono solo 
              febbrili richieste di commissioni per il corredo, che l'amico segue 
              come in sogno trovando il coraggio di esprimerle la sua disperazione 
              solo quando Varen'ka sta per partire.
 Nello stesso anno uscì il secondo romanzo, Il sosia (1846) 
              uscito poi in edizione definitiva nel 1865-1866, storia di uno sdoppiamento 
              psichico a causa del quale il protagonista viene progressivamente 
              travolto nell'incubo di un altro se stesso. Protagonista è 
              Ivan Petrovic Goljadkin, impiegato statale oppresso dalla solitudine 
              e dal senso della propria mediocrità. Scivolando lentamente 
              nella follia, tenta disperatamente di costruire una immagine di 
              se stesso che stupisca i suoi conoscenti: un se stesso sicuro, ricco, 
              intrigante. Vagamente conscio del suo stato mentale, ha consultato 
              senza risultato il medico Rutenspitz. Innamorato di Klara Olsufjevna 
              figlia di un superiore, un giorno si presenta non invitato a un 
              ballo a casa di lei, ma non viene ricevuto. Da quel momento Goljadkin 
              comincia a vedere, palpabile e reale, il suo sosia, un maligno e 
              ipocrita doppione di se stesso, che trama contro di lui e con il 
              quale ha deliranti colloqui. Attirato con un tranello in casa di 
              Klara, colleghi e superiori lo consegnano a Rutenspitz perché 
              lo porti in manicomio.  Seguirono altri racconti, che non ebbero la stessa fortuna. Tra 
              essi Le notti bianche (1848), che reca come sottotitolo «romanzo 
              sentimentale», storia gentile e patetica di un sogno vissuto 
              a occhi aperti, l'innamoramento di un giovane sognatore di una fanciulla 
              incontrata per caso, sullo sfondo di una Pietroburgo romantica. 
              Racconto sentimentale ma anche allucinato.  Al ritorno dall'esilio pubblica due altri romanzi: Il villaggio 
              di Stepancikovo, e Il sogno dello zio. Sono opere in cui intreccia 
              umorismo grottesco e critica di costume. Rievoca il periodo trascorso 
              ai lavori forzati nelle Memorie da una casa di morti (1861-1862), 
              testo di estrema intensità.  Nel 1862 pubblica il romanzo Umiliati e offesi, sofferta indagine 
              sulle virtualità dell'anima umana, così spesso soffocate 
              o tradite. Narratore è Ivan Petrovic, detto Vanja, un giovane 
              scrittore in cui Dostoevski raffigura se stesso esordiente. Orfano, 
              è stato allevato in provincia dagli Ichmenev insieme alla 
              loro figlia Natascia. Mentre Vanja studia a Pietroburgo, Alioscia 
              figlio del principe Valkorskij di cui Ichmenev è amministratore, 
              frequenta assiduamente la bella Natascia. Per separarli, il principe 
              Valkorskij non esita a rovinare Ichmenev, che è costretto 
              a trasferirsi in città. Vanja si fidanza con Natascia, ma 
              ricompare inatteso Alioscia: per lui, seducente quanto ignaro di 
              scrupoli, Natascia abbandona fidanzato e famiglia. Alioscia la lascia 
              ben presto, accettando la fidanzata propostagli dal padre, la bella 
              ricca e intelligente Katja. In circostanze romanzesche, Vanja ha 
              accolto in casa sua unorfanella, Nelly. Più tardi si 
              scopre che Nelly è figlia di Valkorskij, il quale ne ha sedotta 
              e poi abbandonata la madre. Nelly, epilettica, muore dopo aver fatto 
              riconciliare con la sua ardente bontà Ichmenev con la tradita 
              Natascia.  Nel 1865 stampò Memorie del sottosuolo, storia della fallita 
              redenzione di una prostituta, tormentosa disamina dell'inconscio 
              e dell'insufficienza dell'intelletto a giustificare se stessi e 
              il prossimo, e a comprenderli. Il romanzo è scritto in prima 
              persona: è un lungo monologo diviso in due parti. Nella prima 
              parte, "Il sottosuolo", il protagonista rivolgendosi a 
              un ipotetico interlocutore, parla di se stesso, della propria educazione, 
              della formazione del proprio carattere, del complesso di qualità 
              e difetti da lui definito «sottosuolo», che costituiscono 
              la personalità nascosta a tutti, affiorante solo dopo una 
              dettagliata analisi. Nella seconda parte, "A proposito della 
              neve fradicia", il narratore ripercorre alcuni episodi della 
              sua vita, dove con più evidenza gli si è manifestato 
              il «sottosuolo». La solitudine e la malinconia lo spingono 
              a seguire, non desiderato e non invitato, alcuni compagni di studi 
              a una cena. Umiliato dal loro atteggiamento, oltraggiato pubblicamente, 
              vendica l'offesa subita su Liza, una puttana incontrata in un bordello. 
              Le fa un quadro del destino degradante e spaventoso che l'attende, 
              tra debiti, malattie e percosse. Dopo qualche giorno Liza ricompare 
              con la nostalgia di una vita pura. Accolta con volgarità 
              e violenza, rimane lo stesso, convinta della sofferenza profonda 
              dell'uomo che la maltratta. Egli la caccia, mettendole in mano per 
              umiliarla un biglietto da cinque rubli. Liza fugge: solo dopo la 
              sua scomparsa il narratore scopre il biglietto sul tavolo, testimonianza 
              della sua meschinità e della profonda dignità di Liza. 
                Nel 1866 apparve Delitto e castigo, che si chiude con il pentimento 
              e l'espiazione del protagonista, accortosi della disumanità 
              della propria astratta morale di «individuo superiore». 
              Siamo a Pietroburgo, e lo studente Raskolnikov cerca una via d'uscita 
              dalla miseria, anche per aiutare la madre e la sorella Dunja che 
              vivono poveramente in provincia e lo mantengono mandandogli quello 
              che Dunja guadagna come istitutrice presso la famiglia Svidrigajlov.
 Raskolnikov è dominato dall'idea della libertà cui 
              ha diritto l'uomo superiore. Non esita a uccidere, dopo aver progettato 
              minuziosamente il delitto, una vecchia usuraia e la sua mite sorella 
              Elisavjeta per derubarle. Un concorso di circostanze svia le indagini, 
              ma dal giorno del delitto Raskolnikov diventa l'implacabile giudice 
              di se stesso. Raskolnikov è combattuto tra il ricordo dell'uccisione 
              e il timore ossessivo di venire scoperto. E' assalito da accessi 
              di delirio. Il suo ignaro amico Razumichin, onesto e ottimista, 
              cerca invano di dargli sollievo. Nell'ansia di avere notizie sulle 
              indagini, ma anche per provare la sua superiorità, Raskolnikov 
              gioca d'astuzia con la polizia sfidandola. Il giudice Porfirij finisce 
              per sospettare la sua colpevolezza ma lo lascia andare libero, ben 
              calcolando che finirà lui stesso per consegnarsi nelle sue 
              mani. Nei suoi vagabondaggi Raskolnikov incontra molti relitti umani, 
              come lui tesi a uscire dalla loro degradazione. L'impiegato ubriacone 
              Marmeladov, la tisica Katerina Ivanovna sua moglie che, per fame, 
              ha spinto la figliastra Sonja alla prostituzione, Sonja stessa la 
              cui dolcezza di vittima finirà per dominare Raskolnikov. 
              Ma da loro, per cui prova amore e pietà, lo separa l'atto 
              commesso. Sonja, ricevendo la confessione di Raskolnikov, gli indica 
              il valore della vita umana secondo il Cristo. Lo spinge, anche se 
              ribelle in cuor suo, a costituirsi. Solo in Siberia, accanto a Sonja 
              che lo ha seguito, Raskolnikov si libera dal senso di sconfitta              che gli grava addosso. Attorno a Raskolnikov è nel romanzo 
              tutto un mondo di diseredati e peccatori: sua sorella Dunja che 
              per aiutare la famiglia è disposta a sposare il danaroso 
              e abietto Luzin. Svidrigajlov che perseguita Dunja e, dopo aver 
              appreso la confessione di Raskolnikov, tenta di ricattare la ragazza: respinto, si uccide. Tra tutti questi peccatori, l'unico veramente 
              sordido e meschino è Luzin, che cerca di far accusare falsamente 
              Sonja di furto per mettere in cattiva luce lei e Raskolnikov di 
              fronte alla madre e a Dunja.
  Nell'ottobre 
              1866 riuscì a finire di dettare in poco tempo il romanzo 
              breve Il giocatore (1867), onorando un contratto-capestro con l'editore 
              Stellovskij. Il romanzo è centrato sul demone del gioco, 
              di cui lo stesso Dostoevski fu afflitto. Romanzo impietoso, senza 
              speranza. Il protagonista è un giovane precettore, che a 
              causa della sua ossessione, rovina la propria vita. Gli dice l'amico 
              inglese, mister Astley: «vi siete fatto di legno [...] non 
              solo avete rinunciato alla vita, agli interessi vostri e a quelli 
              della società, ai doveri di un cittadino e di un uomo, ai 
              vostri amici (e di amici ne avevate), non solo avete rinunziato 
              a ogni altro scopo tranne che a quello di vincere al gioco, ma avete 
              anche rinunciato a tutti i vostri ricordi. Vi ricordo in un momento 
              ardente e intenso della vostra vita: ma sono sicuro che avete dimenticato 
              tutte le vostre migliori impressioni di allora. I vostri sogni, 
              quelli di adesso, i vostri quotidiani desideri non vanno oltre al 
              pair et impair, rouge et noir, ai dodici numeri medi e così 
              di seguito [...]».
 Attorno al personaggio principale, la realtà 
              di parassiti, di deboli, visti con occhi spregiudicati e lucidi. 
              Esiste anzi una specie di voluttà nell'analisi cinica, da 
              parte del protagonista, che è parte integrante del suo 'destino' 
              di rovina. A vivacizzare il romanzo, la comparsa della vecchia Antonida 
              Vassìlevna, capace di giusta diretta intuizione, che però 
              anche lei cade vittima del demone del gioco.
 Nel periodo trascorso viaggiando all'estero, scrisse L'idiota (pubbl. 
              1868- 1869), storia della sconfitta di un uomo «assolutamente 
              buono».Protagonista del romanzo è il principe Myskin, 
              ultimo erede di una grande famiglia decaduta. Lui è una creatura 
              spiritualmente superiore, in cui la generosità d'animo e 
              la candida fede nel prossimo si accompagnano a una totale inesperienza 
              di vita, e a una specie di paralisi della volontà.
  Durante 
              il ritorno in patria, dopo un lungo soggiorno in Svizzera dove ha 
              curato una malattia nervosa, gli è compagno di viaggio Rogozin. 
              Rogozin è un giovane esuberante e violento, che gli narra 
              il suo folle amore per la bella Nastasja Filippovna. Giunto a Pietroburgo, 
              Myskin va dal generale Epancin, un suo parente. Apprende che il 
              segretario del generale, Ganja, vorrebbe sposare Nastasja Filippovna, 
              attirato più che altro dalla dote che un passato amante e 
              benefattore le ha destinato, e dalle relazioni di costei.
 La sera 
              della decisione irrompe in casa di Nastasja Filippovna, Rogozin 
              che offre una cifra pari alla dote di lei purché rifiuti 
              Ganja e diventi la sua amante. Myskin, misteriosamente attratto 
              dalla donna si dichiara pronto a sposarla per sottrarla a quel mercato 
              umiliante. Nastasja commossa ma incredula, fugge con Rogozin. Di 
              Myskin si innamora la giovane e aristocratica figlia del generale 
              Epancin, Aglaja.
 Tra le due, Myskin sceglie Nastasja, sognando di 
              strapparla una seconda volta a Rogozin. Conscia dell'assoluta e 
              profonda bontà del principe, Nastasja esita a lungo. Sentendosi 
              indegna di lui si abbandona a Rogozin che però intuisce la 
              verità di quella scelta: geloso, la uccide. Chiamato dall'omicida 
              come unico testimone del delitto, Myskin di fronte al corpo dell'uccisa 
            ripiomba in una definitiva follia.
 Tornato in Russia, Dostoevski pubblicò nel 1873 I demoni, 
              romanzo centrato sulla problematica del nichilismo, dell'atto gratuito 
              e dell'assenza di dio.
 Piotr Verciovenski è il capo di un'organizzazione 
              nichilista. Egli lega indissolubilmente i suoi seguaci alla causa 
              rivoluzionaria con una serie di delitti. Piotr è ideologicamente 
              guidato da Nikolaj Stavrogin, personaggio intelligente, misterioso, 
              demoniaco, privo di qualsiasi direzione morale, circondato da una 
              devozione quasi mistica. Egli ispira idee alle quali è il 
              primo a non credere. La sua vita è piena di morbose assurdità: 
              il matrimonio non consumato con una povera storpia quasi demente, 
              lo stupro di una bambina che poi si uccide. Piotr prepara un nuovo 
              delitto.
 Vittima designata è Sciatov, prima seguace di Stavrogin 
              e poi convertitosi improvvisamente alla fede ortodossa. Per coprire 
              il delitto Piotr obbliga il rivoluzionario ateo Kirillov, deciso 
              a un suicidio gratuito e dimostrativo, a scrivere una lettera prima 
              di compiere l'atto definitivo, in cui si accusa dell'omicidio di 
              Sciatov. Si susseguono altri delitti, che terrorizzano la borghesia 
              liberale pronta prima a accogliere per leggerezza e snobismo, poi 
              a disconoscere con orrore i «demoni».
 La serie culmina 
              con il suicidio di Stavrogin che si impicca nella soffitta del suo 
            appartamento.
 Nello stesso 1873 Dostoevski iniziò a pubblicare sul reazionario 
              «Il Cittadino» il "Diario di uno scrittore" che, a partire 
              dal 1876 e fino al 1881, apparve come rivista a sé stante. 
              Il "Diario" includeva oltre che articoli di critica letteraria, 
              morale, polemica sociale ecc., anche dei racconti tra cui sono da 
              ricordare: Il fanciullo presso Gesù (1876), e La mite (1877).              Nel 
              1875 apparve L'adolescente, ritratto di un giovane che vince la 
              propria solitudine e l'astio verso gli altri abbracciando gli ideali 
              di un mistico populismo cristiano. Protagonista è il giovane 
              Arkadij Dolgorukij, figlio illegittimo del proprietario terriero 
              Versilov, e di una donna di condizione servile Sofja Andreevna, 
              che Versilov, benché già sposato, ha strappato al 
              buon marito Makarij Ivanovic. La sottomessa e dignitosa Sofja vive 
              molto poveramente. Lei ha avuto dall'amante, spesso assente e sempre 
              infedele, due figli: Arkadij e Lisa. Lisa è cresciuta accanto 
              alla madre. Arkadij da bambino è stato messo in pensione 
              presso un francese rozzo e crudele, Monsieur Touchard.
 Conscio della 
              proprio condizione di bastardo, Arkadij aspira a una rivincita che 
              gli sembra possibile solo con il potere e l'isolamento; ma prima 
              deve accumulare una grossa fortuna. Volontà e fermezza sono 
              le virtù cui aspira, indispensabili per raggiungere il suo 
              obiettivo. Risparmia sul piccolo stipendio che gli passa Versilov, 
              si assoggetta a duri sacrifici materiali. Ma non ha fatto i conti 
              con se stesso.
 Il primo segno di cedimento verso l'«idea» 
              avviene quando Arkadij dà metà dei risparmi per soccorrere 
              la piccola Rinoscka, una neonata trovata moribonda presso la porta 
              della casa dove abita. Seguono altri cedimenti. In Arkadij poi agisce 
              una disperata ammirazione per Versilov, che ama e disprezza allo 
              stesso tempo. A causa di questi sentimenti, si trova legato al destino 
              burrascoso di Versilov.
 Costui è uomo sensuale, elegante, 
              intelligente, tragicamente diviso tra la passione per l'altera Katerina 
              Nikolaevna ricca e nobile, e l'affetto compassionevole e pieno di 
              rimorso verso Sofja Andreevna. C'è un giro vorticoso di ricatti 
              e intrighi, in cui il denaro gioca sempre il ruolo principale. Emerge 
              in questo gioco l'abietta figura di Lambert, ex compagno di scuola 
              di Arkadij. Katerina si fidanza con il barone Rioring.
 A casa di 
              Sofja muore Makarij Ivanovic, quasi santo nella sua consapevole 
              mitezza e rimprovero vivente per Versiolv. Tutto questo sconvolge 
              Versilov fino alla follia. Arkadij è definitivamente distratto 
              dai suoi sogni di forza e potenza dalla catastrofe del padre cui 
              ha partecipato, inconsapevole burattino di Lambert. Sullo sfondo 
              altri conflitti: Lisa la sorella di Arkadij rimane incinta di un 
              principe Sokolskij che, imprigionato per truffa, impazzisce.
  Anna 
              figlia legittima di Versilov decide di sposare, a freddo e per interesse, 
              un vecchio principe, un altro Sokolskij.
 Nel 1879-1880 è l'ultimo romanzo di Dostoevski, I fratelli 
              Karamazov. Si contrappongono qui l'odio tra padre e figli, e la 
              purezza e la fede di una creatura innocente. Fiodor Karamazov ha 
              tre figli: Dmitrij, Ivan e Alioscia. Ha anche un figlio illegittimo, 
              l'epilettico Smerdjalov, che tiene in casa come un servo. Fiodor 
              è un vecchio libertino cinico e dissoluto, poco amato dai 
              figli. In particolare Dmitrij detto Mitja lo odia perché 
              è innamorato di Gruscenka, una bella mantenuta che il vecchio 
              grazie al suo denaro vuole fare sua. Ivan invece è un raffinato 
              intellettuale e filosofo dell'ateismo. Il più giovane Alioscia 
              è novizio nel convento di padre Zosima, che lo guida sulla 
              via della perfezione spirituale, ma lo obbliga a ritornare nel mondo 
              che ha bisogno della sua carità cristiana.
 Poco dopo il vecchio 
              Karamazov viene trovato ucciso. Tutti i sospetti cadono su Mitja, 
              difeso solo dalla generosa Gruscenka. Anche Ivan crede nella colpevolezza 
              del fratello, fino al giorno in cui Smerdjakov gli confessa di essere 
              lui l'assassino, plagiato dalle teorie atee dello stesso Ivan.
 Subito 
              dopo la confessione Smerdjakov si impicca. Ivan non può provare 
              al processo la verità delle sue rivelazioni. Mitja viene 
              condannato ai lavori forzati. Ivan cade in preda al delirio intellettuale.
 Alioscia con la sua purezza, pur troppo senza poter far niente, 
              guida un gruppo di ragazzi raccolti in fraterna solidarietà, 
              verso una vita migliore.
        DOSTOEVSKIJ 
              E SAN PIETROBURGO
   Numerosissime sono le tracce che lo scrittore ha lasciato a San 
              Pietroburgo e tal punto che è possibile tracciare interi 
              itinerari di visita sul tema della vita e delle opere di Dostoevsky   Monumento funebre Il monastero dedicato ad Alessandro Nevskij è arricchito 
              da due cimiteri monumentali che ospitano personaggi illustri. Vi 
              si trova anche il monumento funebre di Dostoevsky.   Il Museo Dostoevskij Il museo è stato inaugurato nel 1971, nell'ottantesimo anniversario 
              della morte dello scrittore, avvenuta nel 1881. In questo appartamento              Dostoevsky visse dal 1878 al 1881 e si dedicò alla stesura 
              di numerose opere, tra le quali il Discorso su Puskin e i Fratelli 
              Karamazov.
   Il museo si divide in due parti: lappartamento              e il museo letterario. Lappartamento, una tipica casa borghese 
              dellepoca, è una ricostruzione, basata su fonti darchivio, 
              fotografie e testimonianze 
              dei contemporanei, dellabitazione dove lo scrittore visse 
              con la seconda moglie ed alcuni figli.
 Nello studio,che l'artista 
              volle spazioso e isolato rispetto al resto della casa, è 
              conservata una riproduzione della Vergine di San Sisto di Raffaello, 
              dipinto a cui Dostoevsky era particolarmente affezionato. Dalle 
              finestre si può ammirare il panorama più volte descritto 
              dal romanziere nelle sue opere. La parte più letteraria del 
              museo presenta una serie di ambientazioni legate alla stesura di 
              alcune opere, alla formazione dello scrittore, riferimenti ai suoi 
              viaggi in Europa, una raccolta delle edizioni dei romanzi in varie 
              lingue del mondo, fotografie di amici e contemporanei di Dostoevsky.
 Museo Dostoevskij
 5/2 Kuvnechny Lane. Tel.: (812) 311-4031, (812) 164-6950. Fax: (812) 112-0003.  Orario di apertura: 11.00-17.30, chiuso domenica. Sito Web: http://www.md.spb.ru/index.cgi
      Tour 
              Delitto e castigo
 Non cè alcun dubbio: il romanzo più rappresentativo 
              di San Pietroburgo è Delitto e castigo, lopera di Dostoevsky 
              che narra la vicenda del giovane Raskolnikov, il quale uccide unusuraia 
              e deve affrontare le drammatiche conseguenze del suo gesto. Il romanzo 
              è ambientato nei dintorni di Sennaya ploshchad, dove ha inizio 
              questo itinerario. Grazie a un massiccio e quanto mai necessario 
              restauro, voluto dallamministrazione comunale per le celebrazioni 
              del terzo centenario della fondazione della città nel 2003, 
              la sporcizia e lo squallore per cui Sennaya era passata tristemente 
              alla storia non sono più così evidenti. Tuttavia non 
              è difficile immaginare il quartiere ai tempi di Dostoevsky, 
              quando era pieno di ubriachi, mendicanti, ladri e altri personaggi 
              del genere. Sebbene lattuale stazione della metropolitana 
              sorga sul sito in cui si trovava la Chiesa dellAssunzione, 
              costruita negli anni dal 1760 al 1770 e distrutta in epoca sovietica, 
              i principali punti di riferimento erano allepoca le taverne 
              dinfimo ordine.
 Realtà e fantasia qui si sono fuse irreversibilmente: qualsiasi 
              pietroburghese sarà in grado di indicarvi dove viveva Dostoevsky 
              con la stessa rapidità con cui vi indicherà la casa 
              di Raskolnikov e della vecchia usuraia. Con una passeggiata di unora 
              si possono cogliere alcuni frammenti della triste realtà 
              della vita dei bassifondi a metà del XIX secolo. I gatti 
              randagi  onnipresenti nei cortili di San Pietroburgo, come 
              la penombra e gli odori nauseanti  sono i custodi di un quartiere 
              il cui squallore si è conservato così bene che lo 
              stesso Dostoevsky potrebbe riconoscerlo allistante.
 
 Da Sennaya ploshchad camminate verso nord in pereulok Grivtsova, 
              dallaltra parte del canale, svoltate a sinistra in Grazhdanskaya 
              ulitsa e proseguite fino allincrocio successivo  in 
              Stolyarny pereulok si trova una delle due possibili ubicazioni della 
              soffitta di Raskolnikov.
 Ledificio presenta delle targhe di 
              marmo in russo e in tedesco che indicano il livello raggiunto dallacqua 
              durante la grande inondazione del 7 novembre 1824, immortalata da 
              Pushkin nel poema Il cavaliere di bronzo. Cè anche 
              una targa che recita: Il tragico destino degli abitanti di 
              questa zona di San Pietroburgo gettò le fondamenta per lappassionato 
              sermone di Dostoevsky sulla bontà di tutto il genere umano. 
              Purtroppo la porta della tromba delle scale è chiusa a chiave. 
              Coloro che ritengono che questa sia la casa in cui viveva Raskolnikov 
              sostengono che Rodya (diminutivo di Rodyon, il nome di Raskolnikov) 
              prese larma del delitto dal cestino degli attrezzi di uno 
              spazzino nellandrone che conduce al cortile.
 
 Da qui continuate verso sud in Stolyarny pereulok (chiamato semplicemente 
              vicolo S. nel romanzo), dove al numero 9 si trova laltro 
              possibile (e più probabile) indirizzo dellappartamento 
              di Raskolnikov. Percorrete landrone, girate a destra nellingresso 
              2, dai gradini di pietra che si sgretolano, e salite quattro rampe 
              finché il soffitto della tromba delle scale si apre verso 
              lalto. Sulla parete ci sono spesso delle scritte (talvolta 
              ridipinte) che dicono Rodya, non uccidere. Lappartamento 
              di Rodya sarebbe la soffitta chiusa con un lucchetto sulla sinistra 
              del quinto piano. Allepoca di Dostoevsky cerano 18 bettole 
              solo nel vicino
  Stolyarny pereulok! 
 Proseguite lungo Stolyarny pereulok in direzione sud fino a ulitsa 
              Kaznacheyskaya.
 Dostoevsky abitò in ben tre appartamenti 
              di questa minuscola viuzza: dal 1861 al 1863 al numero 1, e dal 
              1864 al 1867 al numero 7. E in questultimo che scrisse 
              Delitto e castigo. Prima di trasferirsi al numero 7, lo scrittore 
              visse per un mese nelledificio numero 9, di colore rosso sbiadito. 
              Non è difficile immaginare come questo ambiente degradato 
              possa avergli ispirato la cupa vicenda narrata nel romanzo.
 Quale che sia lappartamento in cui viveva, Raskolnikov percorse 
              Stolyrny pereulok verso il Canale Griboedova e attraversò 
              Kokushkin most, dove si soffermò a fissare il canale, assorto 
              nei suoi pensieri.
 Da qui il percorso seguito da Rodya per raggiungere la casa dellusuraia 
              non è per nulla lineare. Dopo aver attraversato il canale, 
              andate direttamente in Sadovaya ulitsa e girate a destra. Svoltate 
              poi alla prima a destra in Rimskogo-Korsakova. Attraversate Voznesenskij 
              prospekt e oltrepassate Bolshaya Podyacheskaya ulitsa e Srednyaya 
              Podyacheskaya, la casa dellusuraria si trova tra questa via 
              e largine del canale.
 Lingresso al cortile del caseggiato è un po più 
              a nord dellargine, in Naberezhnaya kanala Griboedova 104. 
              Entrate nellumido androne e dirigetevi verso lingresso 
              numero 5 (appartamenti 22-81).
 
 Gli abitanti delledificio sono abituati alla gente che entra 
              per dare unocchiata e infatti i pomi dottone agli angoli 
              della ringhiera di ferro sono stati collocati appositamente per 
              i visitatori e terminano immediatamente dopo il terso piano,dove 
              cè lappartamento dellusuraia (numero 74, 
              sulla destra). Dopo lomicidio, lassassino scappò 
              attraverso landrone che conduce a Srednyaya Podyacheskaya.
       DOSTOEVSKIJ E LITALIA   Casa di Firenze A Firenze è possibile vedere la casa dove Dostoevsky ha 
              vissuto durante il suo soggiorno in Italia.   BIBLIOGRAFIA   In italiano
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